Se il Governo vuole combattere la povertà, allora accolga la nostra proposta. Per il Partito Democratico la lotta alle disuguaglianze è uno degli obiettivi primari. Non a caso nella scorsa legislatura abbiamo investito più di 7 miliardi di euro in politiche sociali e nel 2017 abbiamo istituito il Reddito di Inclusione (ReI), che dal 1 luglio verrà erogato come misura universale (superando dunque i requisiti familiari prima presenti) di sostegno a coloro (700 mila famiglie, 2,5 milioni di individui) che versano in condizione di povertà assoluta. Ora proponiamo di continuare su questa strada, che ha già dato buoni risultati, attraverso il potenziamento e l’estensione del ReI. E’ una sfida a chi ha sottoscritto il contratto 5 Stelle-Lega: invitiamo il governo Conte, se vuole agire su questo fronte, a non cedere alla tentazione di fare una “riforma nella riforma” ma a votare la proposta Pd che abbiamo presentato – e di cui chiediamo al più presto la calendarizzazione -, perché le riforme hanno bisogno di continuità e di stabilità.
La nostra è una proposta perfettamente realizzabile: prevede il raddoppio delle risorse da 3 a 6 miliardi di euro annui e porta ad estendere il numero di famiglie beneficiarie, che arriverebbe a circa 1 milione e 400 mila, ovvero tutte quelle in condizione di povertà assoluta secondo l’Istat. Punta a incrementare gli importi del beneficio economico da 3 mila a 4 mila euro l’anno: secondo le prime stime una famiglia con figli potrebbe arrivare a percepire fino a 750 euro al mese. Il Pd propone poi che i beneficiari del ReI possano accedere all’assegno di ricollocazione previsto dal Jobs act anche se non in possesso dei requisiti richiesti.
Inoltre, per chi permane in situazioni di bisogno, attualmente dopo 18 mesi di fruizione il sostegno è rinnovabile per ulteriori 12 mesi solo dopo che ne siano trascorsi 6: la nostra proposta di legge riduce da 6 a 2 mesi il periodo di sospensione necessario ai fini del rinnovo. Infine la proposta intende rafforzare i fondi dedicati a servizi e interventi di natura sociale: è evidente, dunque, come non si tratti di uno strumento assistenzialistico, a differenza di quanto propone il Movimento 5 stelle con il Reddito di Cittadinanza.
Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha spiegato che il governo intende “contrastare le sacche di povertà presenti in Italia tramite interventi non assistenziali bensì indirizzati all’integrazione del mercato del lavoro”. Bene, c’è una proposta pronta, che non scoraggia la ricerca di un’occupazione né i percorsi di formazione e non incentiva il lavoro nero, ma che costituisce una politica attiva tesa a portare le persone fuori dalla condizione di povertà il più presto possibile. Se è il loro obiettivo, ci aspettiamo quindi che Movimento 5 Stelle e Lega la valorizzino.