Strutture lager, anziani non autosufficienti segregati e maltrattati, disabili costretti in condizioni indegne per un paese civile. Se casi come questi non sono fortunatamente la norma, troppo spesso le cronache nazionali e locali devono occuparsi di strutture residenziali dove gli ospiti sono ricoverati in situazioni limite. Sul tema l’onorevole Elena Carnevali, membro della commissione Affari sociali, ha presentato un’interrogazione al ministro della Salute chiedendo “quali urgenti iniziative intenda assumere, d’intesa con le regioni, per garantire una attenta e puntuale verifica preventiva circa le reali condizioni in cui è assicurata l’assistenza e la cura delle persone anziane e con disabilità presso le strutture sanitarie e di ricovero dedicate a tali particolari categorie di pazienti”.
Il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, nella sua risposta, ha ricordato come sia già in fase avanzata la predisposizione del Piano nazionale della cronicità per offrire una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori coinvolti nell’assistenza. Inoltre, ha aggiunto De Filippo, il DDL Lorenzin prevede una specifica disposizione che punta a inasprire le pene per i reati contro la persona commessi a danno di persone ricoverate presso strutture sanitarie residenziali o semi residenziali.
Elena Carnevali, pur apprezzando la risposta del sottosegretario, ha però messo in evidenza come l’inasprimento delle sanzioni non sia sufficiente a risolvere il problema: “Queste situazioni si creano soprattutto in quelle case di cura dove manca un controllo sull’operato di chi è tenuto a garantire condizioni dignitose alle persone ricoverate – commenta la deputata – dove non sono presenti le associazioni dei familiari e dove gli ospiti hanno poche o nessuna relazioni con l’esterno. Se si vuole arrivare a cancellare le strutture in cui si verificano episodi di maltrattamenti e segregazione occorre soprattutto aumentare i controlli e chiamare a una maggiore assunzione di responsabilità gli enti che già oggi hanno funzioni di vigilanza, cioè le Asl e le Regioni. Non deve più succedere che strutture, magari sovvenzionate dal pubblico, possano ledere indisturbate i diritti fondamentali dei cittadini più deboli. La responsabilità resta ovviamente personale, ma penso sia giusto chiamare in causa su questi temi i dirigenti Asl, come già avviene oggi su questioni relativi ai bilanci e agli obiettivi da raggiungere. Concludo dicendo che episodi simili sono sicuramente un’eccezione in un panorama di strutture residenziali che svolgono un lavoro importantissimo per le famiglie, per i disabili e per gli anziani. Ma il fatto che questi casi siano rari non può esimerci dal lavorare perché spariscano del tutto, soprattutto attraverso il lavoro di prevenzione”.